Cambiare è difficile, a volte molto
difficile. E quando ci riuscite, che succede? Le persone più vicine a voi,
quelle che vi amano di più e che vi hanno spinti a fare qualcosa, ad
intraprendere un percorso terapeutico per cambiare, appunto, non sono felici. Invece
di incoraggiarvi e supportarvi, vi “remano contro”, come si dice.
Quale che sia il problema che vi ha
portati in terapia, una cosa vi accomuna: le persone che vi stanno accanto
vivono il vostro disagio con voi. Soffrono nel vedervi soffrire, magari fanno
fatica a capirvi e non sanno come aiutarvi. A volte subiscono i vostri
comportamenti. E magari sono stati proprio loro a suggerirvi di chiedere un
aiuto psicoterapeutico. Sono i vostri genitori, amici, mariti/mogli e
fidanzati.
I cambiamenti non piacciono a
nessuno. Ciò che conosciamo ci fa sentire sicuri, a nostro agio. È il motivo
per cui spesso preferiamo una situazione familiare, anche se ci fa soffrire, ad una
incerta. Per la nostra mente, ciò che è cattivo è cattivo, e ciò che è ambiguo
è anch’esso cattivo. Non tolleriamo l’incertezza, il non sapere cosa accadrà, perché
la nostra mente ci farà immaginare un futuro spaventoso. E allora preferiamo
rimanere immobili e non fare nulla che possa cambiare la nostre certezze, benché
capiamo che così non va.
Quando decidiamo di cambiare chi ci aiuta? E chi ci "rema contro"? |
Se siamo motivati, se ci mettiamo
in gioco, se affrontiamo ciò da cui siamo fuggiti per tanto tempo (le nostre
paure, i nostri pensieri negativi), magari con l’aiuto di un bravo
psicoterapeuta, possiamo riuscire a cambiare. Alcuni definiscono il processo di
cambiamento una vera “rinascita”, che si accompagna a sentimenti di gioia e
orgoglio per se stessi, ma anche a fatica, dubbi, ricadute nei vecchi
comportamenti. Il supporto degli affetti in questo percorso è importante. E tutti
ci aspetteremmo che chi ci vuole bene desideri il meglio per noi, quindi se noi
stiamo meglio, tutti dovrebbero essere contenti…logico, no? Ma a volte (spesso)
questo non accade.
Vi ricordate di Marina (http://ondamatta.blogspot.it/2013/11/cara-mente-non-sei-piu-mia-amica.html)? Era
una splendida ragazza non molto assertiva, né con i ragazzi che le piacevano, né
con le amiche, perché la sua mente le diceva che non era mai “abbastanza bella,
interessante, simpatica”, quindi subiva passivamente anche atteggiamenti
scorretti nei suoi confronti, che la facevano soffrire. Le amiche, in
particolare, si sentivano autorizzate a criticare molti suoi comportamenti e a
dirle come si sarebbe dovuta comportare. Col tempo ha imparato a dire ciò che
pensava, a far valere la propria opinione, a non assecondare sempre le
richieste degli altri, a dire di no. Questo la fa stare meglio con se stessa,
ma non tutti hanno apprezzato la nuova Marina. Le amiche sono rimaste
spiazzate, ci sono stati scontri e confronti e qualche rapporto si è spezzato. Altre
amicizie, evidentemente più solide, sono continuate, ma solo dopo aver subito
dei cambiamenti ed essersi riassestate su nuovi equilibri.
Angelina, invece, è una ragazza di
30 anni che soffriva di un grave disturbo d’ansia, un Disturbo
Ossessivo-Compulsivo. La necessità di controllare tutto ciò che faceva più
volte e la paura di ammalarsi toccando oggetti sporchi o calpestando siringhe
erano così forti che limitava le sue uscite al minimo indispensabile e chiedeva
costantemente rassicurazioni a chi le stava vicino, in particolare ai genitori
ed al fidanzato, con cui convive. Quest’ultimo, più di tutti, sembrava patire
il fatto che Angelina non riuscisse ad uscire da sola e non avesse amicizie
proprie, poiché si sentiva sicura solo se stava con lui. Angelina è una ragazza
fantastica, ha fatto un enorme lavoro su se stessa, in un altro momento parlerò
più a lungo di lei perché è un esempio eccezionale di quante risorse ci siano
dentro ognuno di noi. Qui importa che questa ragazza ha scelto di vivere ed in
brevissimo tempo si è liberata della malattia. Questo rapido cambiamento ha
stupito tutti e forse ha messo un po’ in crisi gli equilibri su cui poggiava la
convivenza. La sua nuova autonomia inizialmente ha infastidito il fidanzato:
più lei mostrava allegria, sicurezza e voglia di fare nuove esperienze, più lui
si mostrava insofferente ad ogni cambiamento. Non era più la ragazzina
impaurita che chiedeva continuamente il suo parere prima di prendere decisioni,
stava diventando una donna capace di bastare a se stessa, come era giusto fosse
alla sua età. Probabilmente ha avuto paura di perderla. Per fortuna, l’amore
solido che li univa ed il fatto che lui fosse un ragazzo sensibile ed intelligente,
hanno fatto sì che la coppia non si rompesse, ma che, anzi, andasse avanti con
nuovo slancio e nuovi progetti. Adoro questa coppia.
Il supporto di amici e parenti è importante. Cambiare significa anche reimpostare i rapporti su nuovi e più funzionali equilibri. |
E che dire di Deborah (http://ondamatta.blogspot.it/2014/03/paura-di-guidare-amaxofobia-quando.html)? Continua
a guidare e fare progressi in diversi ambiti della propria vita (si è anche
messa a dieta!), ma la madre continua a chiederle quasi ogni giorno se deve
passare a prenderla per accompagnarla al lavoro o a fare la spesa. Qualche volta
si presenta a casa sua senza nemmeno chiedere se ci sia bisogno del suo
passaggio o meno. Probabilmente, l’impegno gravoso di fare da autista alla
figlia ed ai nipotini le pesava, ma dava anche uno scopo alla sua vita, la
faceva sentire utile, le dava un ruolo importante all’interno della famiglia. Magari
adesso si sente un po’ messa da parte, si sente meno utile e fa fatica ad
accettare la nuova routine.
Questi sono tre casi emblematici,
ma mi è capitato di assistere al fenomeno dei parenti e amici che “remano
contro” molto spesso. La nostra vita è fatta di interazioni e di rapporti con
le altre persone. Le persone ed i rapporti che le uniscono creano un “sistema”. Qualsiasi cambiamento coinvolga un
membro del sistema, provoca inevitabilmente un effetto su tutti gli altri
elementi del sistema stesso. Non ci dobbiamo stupire, quindi, se familiari ed
amici si sentono coinvolti e farà parte del processo di cambiamento stesso
reimpostare i rapporti su nuovi e più funzionali equilibri.
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