L’ansia fa schifo. Gli attacchi di
panico sono terribili. E se queste sensazioni vengono in automobile, perché abbiamo
paura di guidare, la tentazione di scappare dalla situazione che ci fa star male è
forte.
La settimana scorsa abbiamo parlato
dell’amaxofobia, la paura di guidare, e vi ho presentato Deborah, la mamma che
voleva ricominciare a guidare. Per la
precisione, voleva che le insegnassi come mandare via l’ansia, di modo che poi
potesse ricominciare a guidare. Ed io non ho potuto soddisfare la sua
richiesta. L’ansia è un’emozione normale, fisiologica, che si è sviluppata con noi
durante l’evoluzione della specie, poiché è utile e funzionale alla nostra vita
(se fosse stata completamente inutile, l’avremmo persa insieme alla pelliccia
ed alla coda). Ci è utile, per esempio, ad affrontare i pericoli e reagire
tempestivamente.
Ma cosa succede quando un attacco
di panico ci viene mentre siamo in macchina?
Il cuore batte all’impazzata,
sudiamo freddo, possiamo avere sensazioni di nausea o dolori addominali, i
muscoli sono tesi, il respiro si fa più veloce…e la mente comincia a pensare “sto
impazzendo-sto per morire-sto per svenire-sto per perdere il controllo”. Quando
abbiamo queste sensazioni spiacevoli e questi pensieri, la prima cosa che
vorremmo fare è mandarli via. Ma più cerchiamo di mandare via l’ansia, più
questa viene amplificata. Questo è un punto importantissimo da comprendere. Siamo
noi a creare la nostra ansia e più la rifiutiamo, più le permettiamo di
crescere e di assumere il controllo.
L’unico modo per non farsi dominare
dall’ansia…è accettarla. Che non significa rassegnarsi passivamente alla sua
presenza, né convincersi che ci piace. Significa: 1. Riconoscere la sua
presenza; 2. Osservarla; 3. Darle il permesso di stare esattamente lì dov’è.
Cosa fare in pratica quando l’ansia
ci assale?
1. Tornare alla realtà. Per non amplificare
ulteriormente l’ansia, bisogna “tornare alla realtà”, in primo luogo notando di
quali pensieri hanno catturato la nostra attenzione (“sto per morire”? “avrò un
incidente”?). Questi pensieri non sono la realtà, ma il frutto del lavoro della
nostra mente. Quindi possiamo osservarli come osserveremmo un qualsiasi oggetto
esterno a noi. Un esercizio utile da fare è dire a se stessi, invece che “sto
per morire” o “sto per avere un incidente”,
“ho
il pensiero che…sto per morire”
“ho
il pensiero che…potrei avere un incidente”.
Questo
ci permette di prendere una certa distanza dal pensiero da cui eravamo stati catturati.
2. Accettare l’ansia. Come dicevo prima,
questo significa riconoscerla e osservarla. Com’è fatta la vostra ansia? Quali sensazioni
vi dà? Provate a descriverla. A questo punto, molti mi rispondono “ho l’ansia,
non sai cos’è?”. Io lo so, e voi? Vi siete mai fermati a “sentirla” realmente o
avete solo provato a mandarla via? Provate a descriverla ad un bambino o ad un
alieno. Quali sensazioni fisiche provate? Dove sono nel vostro corpo? E quali
emozioni sentite? Premesso che tentare di allontanare l’ansia servirà solo ad
amplificarla, potete permetterle di stare lì dove la sentite? Potete concederle
un po’ di spazio dentro di voi?
3. Respirare.
Mentre la vostra mente vi presenta pensieri catastrofici ed il vostro corpo
sensazioni spiacevoli, voi portate la vostra attenzione sul respiro. Respirate.
Notate che la mente continua a presentare pensieri catastrofici e respirate. Notate
che il corpo ha delle sensazioni spiacevoli e respirate. La realtà è fatta di
questo: dell’aria che entra ed esce dal naso, di ciò che potete vedere con gli
occhi, sentire con le orecchie, percepire col tatto. La realtà non è quella che
sta passando nella vostra testa. E allora respirate e riagganciatevi alla
realtà.
Far accettare a Deborah che non
avremmo mandato via l’ansia, ma che avrebbe potuto conviverci è stata dura e lo
è ancora. Da circa un mese ha ricominciato a guidare, tutti i giorni, per
andare al lavoro, per prendere i figli all’asilo e per portarli in giro (avete
idea di quanto sia orgogliosa di lei?), ma spera sempre che quelle brutte
sensazioni un giorno scompariranno. E forse accadrà, si sa che una cosa nuova
ci spaventa sempre di più di una conosciuta, quindi a furia di guidare l’ansia
si ridurrà sensibilmente. Ma forse non scomparirà mai del tutto, o forse
comparirà in situazioni diverse. Non è questo l’importante. L’importante è che,
anche con l’ansia, Deborah tutti i giorni si mette alla guida e fa ciò che deve
fare, dimostrando che è lei quella che decide, non la sua ansia. Dimostrando che
ci sono cose importanti nella vita di ognuno che ci spingono a superare i
nostri limiti e le nostre paure.
E sapete cosa è successo? La madre,
che prima si lamentava del fatto di doverla accompagnare a destra e a manca,
ora sembra infastidita da questo cambiamento, dall’autonomia che Deborah ha
ritrovato e non la incoraggia né la supporta…capita sempre che ci sia qualcuno
che “rema contro” il cambiamento, sempre! Ne parliamo nel prossimo post!
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