“E’ assai facile rimanere inerti su una discesa scivolosa, immersa nella nebbia, che porta direttamente alle nostre tombe; e poi, in quell’attimo di lucidità e snebbia mento che a volte precede la morte, risvegliarsi e constatare che tutti i nostri concetti su come la vita avrebbe dovuto essere vissuta e su ciò che realmente contava erano, nel migliore dei casi, mezze verità superficiali, basate sulla paura e sull’ignoranza, idee che servivano unicamente a limitare la nostra esistenza, lungi dall’indicarci un modo di vivere realmente autentico.”(Jon Kabat-Zinn, “Dovunque tu vada ci sei già”)
Ebbene, io quasi quasi non aggiungerei altro…
Nel 2005 ho vissuto due tra gli
eventi più importanti della mia vita: la Laurea in Psicologia ed il matrimonio
con Marco. Mi correggo. Nel 2005 avrei dovuto vivere due tra gli eventi più
importanti della mia vita. Cioè, li ho vissuti, ero fisicamente presente, ma
l’ansia e le idee su come sarebbero dovuti essere o su cosa sarebbe potuto
andare storto non mi hanno permesso di godermeli. Io ho permesso alle mie paure
di non farmeli godere. Non sono tra i miei ricordi preferiti, infatti. Peccato.
Negli anni successivi sono cambiate
tante cose ed ho cercato di vivere più nel presente, bello o brutto che fosse,
che nel pensiero di ciò che sarebbe potuto essere o sarebbe stato in futuro.
Quante volte ci “perdiamo” nei
nostri pensieri, allontanandoci dalla realtà? Quante volte ascoltiamo una
persona, la abbracciamo o la guardiamo prestandole tutta la nostra attenzione?
Quante volte mangiamo, camminiamo, guidiamo, lavoriamo, con la testa da un’altra
parte, senza aver gustato nulla di ciò che abbiamo incontrato nel nostro
percorso?
Quante volte ci perdiamo un pezzo
di vita che nessuno potrà restituirci?
Questa settimana ho incontrato un
ragazzo che ha usato proprio queste parole “vorrei riuscire a vivere più nel
presente…”, altrimenti che senso ha tenere in braccio il proprio bambino? O più
semplicemente, che senso ha mangiare un cioccolatino, tuffarsi in mare,
carezzare un cane?
Certo, c’è un prezzo da pagare…non
tutto ciò che possiamo “sentire” è piacevole. Tante sensazioni o emozioni sono
sgradevoli e vorremmo solo evitarle. Ma questo il più delle volte è impossibile
senza creare ulteriore sofferenza e allora abbiamo solo due scelte: aprirci
alla possibilità di sentire tutto ciò che la vita ci offre o rinunciare a
vivere. “Ma io voglio solo essere felice! Non voglio più soffrire!” è la
protesta che incontro più frequentemente. Accettare le proprie emozioni
spiacevoli sembra la battaglia più difficile di tutte in un percorso di
cambiamento. Ne parliamo la prossima settimana.
“Per noi spunta solo quel giorno al cui sorgere siamo svegli”
(Henry David Thoreau, “Walden”)
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