Pochi
giorni fa è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e chi mi
conosce sa che questo è un argomento che mi sta molto a cuore. Ho deciso,
quindi, di raccontare la storia di Maria,
e chissà che non sia utile a qualcuno.
Maria
ha un viso molto dolce, è madre di tre adolescenti ed è molto innamorata del
marito. La prima cosa che mi disse entrando nel mio studio fu: "io sono
del Sud e da dove vengo io le donne assecondano sempre i mariti".
Cominciamo bene, ho pensato... in quel momento non immaginavo che questo
incontro avrebbe cambiato le nostre vite. Una psicologa, una vittima di
maltrattamenti: due donne.
Faraway |
Maria
è una delle tante donne che ha subito violenze fisiche e psicologiche da parte
del marito e che ha permesso che anche i suoi figli le subissero. Si è sposata
piuttosto giovane ed ha subito avuto tre bambini. Ce ne sarebbe stato un
quarto, ma quando il marito scopre che Maria è di nuovo incinta, la convince ad
abortire, poiché le condizioni economiche in cui versano non sono floride.
Non
senza difficoltà resto ad ascoltare la sua storia. Come si sono conosciuti, il
matrimonio, i primi anni passati a casa della suocera. Le fatiche quotidiane, tutte
sulle spalle di Maria, compresi i problemi di salute del piccolino, che
necessita ricoveri ed interventi, mentre il padre si disinteressa a tutto e
tutti. Non ha un lavoro fisso, la sera
esce, si ubriaca, rientra tardi, forse ha delle amanti. Pretende che lei stia
sempre in casa, che riesca a far quadrare il bilancio familiare e che sia
sempre sessualmente disponibile. Dopo qualche anno emigrano al Nord, sperando
di trovare condizioni lavorative più favorevoli. I rapporti diventano sempre
più tesi.
Cominciano
le violenze fisiche: discutere per le banalità quotidiane e ricevere schiaffi
diventa la regola. Ma forse fanno più male le offese. L’uomo che ama la fa
sentire una nullità, le dice che non vale niente e la chiama “poco di buono”
(usando un termine molto più volgare) per qualsiasi motivo, anche davanti ai
figli. È una …. perché gli fa notare che non ci sono abbastanza soldi, perché gli
chiede di darle una mano in casa, perché non ha educato bene i suoi figli che
non gli portano rispetto, perché si rifiuta di fare sesso con lui ogni volta
che lo desidera. E lo desidera spesso, anche diverse volte al giorno, anche se
in casa ci sono i ragazzi che sentono tutto, anche se Maria è stanca o malata.
E ogni volta deve assecondare la sua volontà di vederla sottomessa, in pratiche
sessuali che la fanno sentire “sporca”, mentre lei vorrebbe solo fare l’amore
con lui, perché lo ama ancora.
La
gioia più grande di Maria sono i suoi figli, che la adorano. Detestano il
padre, a cui non sono legati né da affetto né da stima. Ormai grandi, capiscono
che il suo comportamento non è la normalità, nelle altre case ci sono padri
imperfetti ma amorevoli, che lavorano, rispettano gli altri membri della
famiglia sia con le parole che con i fatti, e quando si arrabbiano al massimo
alzano la voce.
Un
giorno, poiché il figlio maggiore non ha obbedito ad un suo ordine, questo
signore lo blocca e comincia a prenderlo a pugni sul viso e in testa. Maria si
mette in mezzo per proteggere il ragazzo e si becca uno schiaffo così forte che
le lesiona un timpano. Altre volte, quando vede che le discussioni tra il padre
e uno dei figli diventano accese, picchia lei stessa il ragazzo, perché almeno
può controllare la violenza della punizione.
Al
termine di questo racconto io, la psicologa a cui Maria chiede aiuto, non
riesco a trattenere le lacrime. La rabbia, lo sdegno e il dolore per ciò che ho
ascoltato non posso trattenerli. E Maria, che si è sempre occupata di tutti, si
preoccupa anche per me, non vuole turbarmi perché sono incinta, aspetto il mio
secondo figlio. Cominciamo la nostra psicoterapia insieme. Una percorso non
privo di ostacoli, devo ammettere, perché è difficile per Maria allontanare l’uomo
che ama, nonostante tutto, anche se la picchia, anche se picchia i suoi figli.
È difficile lottare contro la propria famiglia che le dice che non può
permettersi di comportarti così, deve sopportare in silenzio e basta, che non è
mica l’unica. È difficile affrontare i
problemi pratici ed economici che una separazione comporta, crescere da sola
tre figli. Durante questo percorso ci sono state riappacificazioni col marito,
nuove violenze, corse al pronto soccorso, denunce. L’ultimo episodio riguardava
uno dei ragazzi, buttato giù dalle scale dal padre a cui forse aveva risposto
male.
Anche
i rapporti tra me e lei non sono sempre stati facili. Ogni volta che mi diceva
di amarlo e di voler tornare con lui, la
mia razionalità si ribellava, mi chiedevo : “ma come fa a non capire che lui
non la ama e non la rispetta? Come fa ad amare l’uomo che massacra i suoi
figli?”. Tutte e due abbiamo dovuto imparare una lezione: si possono provare
dei sentimenti ma non per forza si devono assecondare. Si può scegliere come
comportarsi, ciò che è più giusto per noi. Per me era importante esserci per
lei, sempre e comunque, qualsiasi decisione avesse preso. Per lei era
importante prendersi cura dei propri figli e di se stessa.
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