lunedì 2 dicembre 2013

Il mio fiore calpestato



Pochi giorni fa è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e chi mi conosce sa che questo è un argomento che mi sta molto a cuore. Ho deciso, quindi, di raccontare la storia di Maria,  e chissà che non sia utile a qualcuno. 

Maria ha un viso molto dolce, è madre di tre adolescenti ed è molto innamorata del marito. La prima cosa che mi disse entrando nel mio studio fu: "io sono del Sud e da dove vengo io le donne assecondano sempre i mariti". Cominciamo bene, ho pensato... in quel momento non immaginavo che questo incontro avrebbe cambiato le nostre vite. Una psicologa, una vittima di maltrattamenti: due donne.
Faraway


Maria è una delle tante donne che ha subito violenze fisiche e psicologiche da parte del marito e che ha permesso che anche i suoi figli le subissero. Si è sposata piuttosto giovane ed ha subito avuto tre bambini. Ce ne sarebbe stato un quarto, ma quando il marito scopre che Maria è di nuovo incinta, la convince ad abortire, poiché le condizioni economiche in cui versano non sono floride.
Non senza difficoltà resto ad ascoltare la sua storia. Come si sono conosciuti, il matrimonio, i primi anni passati a casa della suocera. Le fatiche quotidiane, tutte sulle spalle di Maria, compresi i problemi di salute del piccolino, che necessita ricoveri ed interventi, mentre il padre si disinteressa a tutto e tutti.  Non ha un lavoro fisso, la sera esce, si ubriaca, rientra tardi, forse ha delle amanti. Pretende che lei stia sempre in casa, che riesca a far quadrare il bilancio familiare e che sia sempre sessualmente disponibile. Dopo qualche anno emigrano al Nord, sperando di trovare condizioni lavorative più favorevoli. I rapporti diventano sempre più tesi. 

Cominciano le violenze fisiche: discutere per le banalità quotidiane e ricevere schiaffi diventa la regola. Ma forse fanno più male le offese. L’uomo che ama la fa sentire una nullità, le dice che non vale niente e la chiama “poco di buono” (usando un termine molto più volgare) per qualsiasi motivo, anche davanti ai figli. È una …. perché gli fa notare che non ci sono abbastanza soldi, perché gli chiede di darle una mano in casa, perché non ha educato bene i suoi figli che non gli portano rispetto, perché si rifiuta di fare sesso con lui ogni volta che lo desidera. E lo desidera spesso, anche diverse volte al giorno, anche se in casa ci sono i ragazzi che sentono tutto, anche se Maria è stanca o malata. E ogni volta deve assecondare la sua volontà di vederla sottomessa, in pratiche sessuali che la fanno sentire “sporca”, mentre lei vorrebbe solo fare l’amore con lui, perché lo ama ancora.

La gioia più grande di Maria sono i suoi figli, che la adorano. Detestano il padre, a cui non sono legati né da affetto né da stima. Ormai grandi, capiscono che il suo comportamento non è la normalità, nelle altre case ci sono padri imperfetti ma amorevoli, che lavorano, rispettano gli altri membri della famiglia sia con le parole che con i fatti, e quando si arrabbiano al massimo alzano la voce.
Un giorno, poiché il figlio maggiore non ha obbedito ad un suo ordine, questo signore lo blocca e comincia a prenderlo a pugni sul viso e in testa. Maria si mette in mezzo per proteggere il ragazzo e si becca uno schiaffo così forte che le lesiona un timpano. Altre volte, quando vede che le discussioni tra il padre e uno dei figli diventano accese, picchia lei stessa il ragazzo, perché almeno può controllare la violenza della punizione.

Al termine di questo racconto io, la psicologa a cui Maria chiede aiuto, non riesco a trattenere le lacrime. La rabbia, lo sdegno e il dolore per ciò che ho ascoltato non posso trattenerli. E Maria, che si è sempre occupata di tutti, si preoccupa anche per me, non vuole turbarmi perché sono incinta, aspetto il mio secondo figlio. Cominciamo la nostra psicoterapia insieme. Una percorso non privo di ostacoli, devo ammettere, perché è difficile per Maria allontanare l’uomo che ama, nonostante tutto, anche se la picchia, anche se picchia i suoi figli. È difficile lottare contro la propria famiglia che le dice che non può permettersi di comportarti così, deve sopportare in silenzio e basta, che non è  mica l’unica. È difficile affrontare i problemi pratici ed economici che una separazione comporta, crescere da sola tre figli. Durante questo percorso ci sono state riappacificazioni col marito, nuove violenze, corse al pronto soccorso, denunce. L’ultimo episodio riguardava uno dei ragazzi, buttato giù dalle scale dal padre a cui forse aveva risposto male.

Anche i rapporti tra me e lei non sono sempre stati facili. Ogni volta che mi diceva di amarlo e di voler  tornare con lui, la mia razionalità si ribellava, mi chiedevo : “ma come fa a non capire che lui non la ama e non la rispetta? Come fa ad amare l’uomo che massacra i suoi figli?”. Tutte e due abbiamo dovuto imparare una lezione: si possono provare dei sentimenti ma non per forza si devono assecondare. Si può scegliere come comportarsi, ciò che è più giusto per noi. Per me era importante esserci per lei, sempre e comunque, qualsiasi decisione avesse preso. Per lei era importante prendersi cura dei propri figli e di se stessa.

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