martedì 2 settembre 2014

Fobia sociale (2): la timidezza che diventa dolore



Mentre vi scrivo lei sta percorrendo un lungo cammino. E non solo in senso metaforico…sta facendo il cammino di Santiago de Compostela. Non sa quando terminerà, sta solo camminando e respirando, sola con se stessa. Ebbene sì, ha deciso di partire da sola e da sola affronterà disagi, problemi, ma anche soddisfazioni e gioie. Chi è lei? È Paola, una ragazza che soffre di fobia sociale (leggi anche il primo post su fobia sociale), ma che sta percorrendo un viaggio, appunto, fuori e dentro se stessa.

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Mindfulness. Un lungo cammino di consapevolezza, dentro e fuori da noi stessi.


Quando la si conosce, le parole che vengono in mente per descriverla sono: dolce, delicata, educata. È una persona così educata che teme di infastidire, offendere o mettere a disagio chiunque col suo comportamento. Dice spesso “Non posso fare questo…non si fa! Non sta bene!”, mettendo in secondo piano le proprie esigenze e i propri desideri. Molte cose che per la maggior parte delle persone sono “semplici” a lei creano un’ansia pazzesca, perché non sa come comportarsi, cosa dire, come dirlo, se “si può fare”. Quindi, andare al bar affollato per prendere un caffè è difficile, entrare in un’aula universitaria è difficile, salutare le persone, anche solo guardarle negli occhi è difficile. E poi parlare in un gruppo, anche se è composto da persone che conosce, chiedere in prestito degli appunti, chiedere spiegazioni ad un professore, sostenere un esame universitario. Questi compiti che sembrano scontati, a Paola creano più che imbarazzo, ma sentimenti di ansia e inadeguatezza così forti che quando me li racconta non può fare a meno di piangere. Non si può liquidare il problema dicendo che si tratta di timidezza, è un dolore che pesa sull’anima e che può avere effetti importanti sulla vita di una persona.

Infatti, Paola potrebbe perdere delle occasioni di carriera (ora scolastica, ma poi anche lavorativa) perché non si ritiene all’altezza o perché si vergogna a proporsi per un certo ruolo/incarico. Ci sono ragazzi intelligenti che hanno abbandonato gli studi per il timore di essere messi “sotto esame” ed ora fanno lavori che non amano e che sono al di sotto delle proprie capacità. Inoltre, la fobia sociale ha ripercussioni sulla sfera sentimentale e delle amicizie. Paola ha un fidanzato (conosciuto su internet) che ama moltissimo, ma ha paura che lui si stancherà della sua poca abilità sociale, del suo essere silenziosa e in difficoltà quando si trovano con altri amici. La paura di perderlo è grande, ma la paura di esporre i propri sentimenti è così grande che non ne parla con lui…non sa chiedergli affetto, rassicurazioni, non sa nemmeno dire perché questo ragazzo sia fidanzato con lei da un anno, che tipo di sentimenti prova. Senza saperlo crea una distanza tra loro due, impedisce al rapporto di diventare intimo sul serio.

Il pensiero che sta alla base di tutti i suoi comportamenti è “cosa penseranno gli altri di me?” e per evitare questo pensiero e le emozioni che lo accompagnano rischia di comportarsi proprio come non vorrebbe, attirando l’attenzione di tutti. Ma soprattutto, allontanandosi dalla persona che vorrebbe diventare, affettuosa, gentile, amichevole, dedita al lavoro che ama.

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La fobia sociale è fonte di grande dolore.

Propongo a Paola di fare degli esercizi di mindfulness, sia in studio con me, che da sola, durante la settimana. Non saprei dire quanto tempo sia passato di preciso, ma un giorno, seduta di fronte a me, mi racconta dei progressi fatti, gli esami sostenuti, il progetto di questo viaggio a Santiago. Inoltre, si è candidata come “tirocinante” in un grosso progetto gestito da un suo professore, che la porterà a scrivere una tesi meravigliosa, ma dovrà andare addirittura in un altro continente. Insomma, sta facendo cose che la maggior parte delle persone “normali” avrebbe difficoltà a fare. Sta dimostrando una forza ed un coraggio fuori dal comune (per una donna è ancora difficile viaggiare e doversela cavare da sola). Come se fosse la cosa più naturale del mondo mi dice: “forse è merito anche degli esercizi di mindfulness, ma ho capito che le mie paure sono sempre quelle, in tutte le situazioni. E allora possono stare lì”. Sì, grazie alla mindfulness ha imparato a osservare le sue paure e accettarle, capire che “possono stare lì”, mentre lei va avanti.

Certo, non tutto è risolto…prendere un caffè è ancora difficile! Interagire con le persone e creare rapporti significativi, anche, ma credo che abbia fatto quel “passo avanti” che porta a vedere tutto da una prospettiva diversa. Sono enormemente orgogliosa della mia piccola, dolce , educata Paola!!! E sono sicura che nella vita raggiungerà i traguardi che desidera.

Buon viaggio, cara…

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